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Dal recente libro di Degna Paresce Marconi - la prima figlia dello scienziato - traiamo questo incantevole passo : l' episodio della madre di Guglielmo , svegliata nella notte dal figlio , il quale desidera renderla partecipe di un esperimento che l ' aveva entusiasmato . Proprio come farebbe oggi un radioamatore, non uno scienziato. La nonna di Degna raccontava spesso alla nipote, ancora bimba, qualche episodio della vita del figlio Guglielmo ....

... Quel che [la nonna] diceva mi sembrava infinitamente remoto . Mi riusciva impossibile credere che stesse parlando di se stessa e di mio padre ; i due personaggi sembravano emergere da un sogno . Nella luce grigia di un pomeriggio londinese, ella mi conduceva, nella morbida cadenza della sua parlata, più di trent'anni indietro, fino ad una notte d' estate in Italia .
L' aria era dolce per il profumo del fieno falciato, diceva la nonna, e viva per il canto dei grilli che avvolgeva casa Marconi. Al lungo crepuscolo era subentrata una fitta oscurità e le vaste stanze e i lunghi corridoi, con i nudi pavimenti di pietra, erano freschi e silenziosi . Si avvicinava la mezzanotte e mia nonna dormiva . Fu destata, lo ricordava bene, da una mano sulla spalla che la scuoteva con dolcezza e dal chiarore di una candela che il minore dei suoi figli teneva nell' altra mano . "Vieni" egli disse, e lei, sentendo l'eccitazione nel tono della sua voce, si alzò in fretta, infilò una vestaglia e lo seguì. La grande soffitta della villa era già da tre mesi utilizzata da Guglielmo come laboratorio. In famiglia , l'austero padre Italiano, la poetica madre irlandese ( la vecchietta che ora stava di fronte a me sulla sedia dall ' alta spalliera ) , il fratello maggiore di Guglielmo, Alfonso, che lo adorava , il suo fratellastro , Luigi , e gli allegri cugini, italiani e irlandesi, tutti e con alterne reazioni , erano più o meno al corrente dei misteri scientifici di Guglielmo ma capisco che , in cuor suo, egli non può aver nutrito dubbi su chi voleva accanto a sé in quella notte del 1894 .Guglielmo condusse la madre su per tre rampe di bassi scalini di pietra e la fece entrare nel suo mondo segreto, pieno di vasi e di strumenti. Mentre ella stava a guardare , si chinò su di un tasto telegrafico posto su un banco di lavoro accanto alla finestra e lo abbassò più volte, delicatamente, con un dito . Al lato opposto della lunga stanza, si udì un suono lieve e insistente. Un campanello stava squillando, appena più forte del cantodei grilli, ma con penetrante chiarezza. Tra l'apparato trasmittente, sotto la mano di lui, e il tintinnare sommesso non c'era che l' aria.

Degna Marconi Paresce "MARCONI MIO PADRE" (Edizioni Frassinelli 1993)


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